PAOLA ZANOVELLOArcheologa Università di Padova
L'area termale euganea nell'antichitàAQUAE PATAVINAE"...Il suolo molle ansima e racchiusa sotto la pomice ribollente l'onda scava vie screpolate..." (Claudiano, Aponus, IV sec. d.c.)
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L'area termale euganea, oggi suddivisa nei due comuni di Abano e Montegrotto Terme, fu nell'antichità un'unica entità territoriale, nota nelle fonti antiche come Patavini fontes, fons Aponi o Aquae Patavinae. Frequentata dagli abitanti del territorio patavino fin dall'epoca protostorica come santuario a carattere comunitario, organizzato intorno ad un laghetto di acqua termale, la zona in età romana fu oggetto di un sistematico sfruttamento delle risorse idrotermali: nacque così gradualmente una vera e propria "città d'acqua", dipendente amministrativamente dalla vicina Patavium, ma sviluppata come un importante centro religioso, termale e residenziale.
Il santuario, dalle caratteristiche connotazioni oracolari, come ricorda Svetonio (Tib., XIV, 3) citando l'oracolo di Gerione, continuò a rappresentare nel tempo il principale punto di riferimento del territorio, ma il nucleo insediativo si sviluppò rapidamente, articolandosi in diversi complessi termali, dotati di vasche, e sistemi di canalizzazione e in strutture di tipo residenziale per l'accoglienza della clientela. Un ricco patrimonio di fonti letterarie ed epigrafiche, ma anche di consistenti resti archeologici testimonia che elemento fondamentale del territorio è proprio la presenza dell'acqua calda medicamentosa, che costituisce, con le sue varie potenzialità, la ragione stessa dell'insediamento; questo non sembra configurarsi come un nucleo urbano vero e proprio, ma come un tessuto termale e abitativo diffuso. Intorno alle numerose sorgenti si aggregavano, infatti, luoghi sacri e salutiferi, complessi termali, ricche residenze imperiali e private, definendo un sito termale così importante e così noto nell'antichità da farlo ricordare da Marziale (Epigrammi, VI, 42) accanto ai principali luoghi termali dell'Etruria, del Lazio e della Campania. La continuità di vita costituisce uno degli aspetti più significativi di questo territorio, ma se ciò da un lato rappresenta una peculiarità che rende le terme euganee un caso emblematico di studio, dall'altro il rapido sviluppo urbanistico ha provocato la distruzione o comunque gravi lacune nelle attuali conoscenze sul centro antico. Non sono definibili ancora con precisione i limiti dell'insediamento antico, anche se fortunatamente dei primi scavi sistematici, condotti tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, possediamo la documentazione originale grafica e descrittiva realizzata da Salvatore Mandruzzato, autore di un'opera in tre volumi, corredati da una serie di preziose e dettagliate tavole: "Dei Bagni di Abano", pubblicato a Padova tra il 1789 e il 1804. Le strutture, sia quelle ancora oggi visibili sia quelle viste e documentate in passato, sono riferibili nella maggior parte dei casi a complessi per lo sfruttamento delle acque termali, comprendenti vasche, serbatoi, canalizzazioni, spesso collegati a edifici residenziali, in alcuni casi probabilmente a carattere pubblico. Nella principale area archeologica di Montegrotto, situata tra Viale della Stazione e Via Scavi, si conservano parzialmente in vista tre grandi vasche già documentate dal Mandruzzato, collegate tra loro mediante un complesso sistema di canalizzazioni su più livelli ed un impianto per il sollevamento dell'acqua con ruota idraulica; intorno vi sono strutture per l'accoglienza ed il relax dei frequentatori, quali portici, complessi di ambienti con funzione probabilmente di spogliatoi, aree di riposo e ninfei, ed un piccolo teatro probabilmente coperto per spettacoli e concerti. Molti elementi riconducono ad una fase edilizia iniziale all'età augustea, con una serie di rifacimenti nel corso del I e del II sec. d.C.; il rinvenimento in passato di alcune fistule di piombo per la conduzione dell'acqua, con impresso un marchio che cita il nome di Arria Fadilla, la madre di Antonino Pio, oltre ad essere un prezioso indicatore cronologico sulla continuità di sfruttamento delle risorse in età romana, fa ritenere che la casa imperiale avesse anche a Fons Aponi, come in altre località termali, diretti interessi economici e, quindi, proprietà. Un altro complesso di vasche monumentali di età romana è venuto alla luce al di sotto di una nuova ala dell'Hotel Terme Neroniane, nel corso di scavi condotti alcuni anni fa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, mentre tra l'Hotel e la linea ferroviaria, in un vasto terreno demaniale, opera fin dal 2001 la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell'Università di Padova con annuali campagne di scavo che vedono impegnate squadre di allievi e numerosi docenti e operatori dell'Ateneo patavino: si tratta qui di un grande complesso architettonico di carattere residenziale, un'imponente villa che conserva ancora molti lacerti di pavimentazioni marmoree e musive e dove si ha testimonianza di continuità di vita, attraverso una serie di trasformazioni d'uso, dall'età augustea al Medioevo. Arricchisce il quadro della documentazione archeologica nell'area termale euganea una villa rustica romana rinvenuta nella vicina località di Turri, con ambienti con ogni probabilità connessi ad attività di tipo agrario e non termale. Il finanziamento del Progetto "Aquae Patavinae", grazie ad Arcus, ha permesso al gruppo di lavoro dell'Università di Padova di individuare, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e l'Amministrazione Comunale di Montegrotto Terme, un obiettivo molto più ampio ed importante: la conoscenza, la tutela e la valorizzazione della ricca realtà archeologica del centro veneto, al fine di ottimizzare la visibilità e la fruizione dei beni ed insieme di incrementare il turismo culturale dell'area. Con il progetto, infatti, si realizzano le finalità proprie dei tre Enti, rispettivamente quella della ricerca scientifica e della formazione, quella della tutela e della valorizzazione, quella dello sviluppo culturale e turistico, che insieme è anche sviluppo economico, occupazionale e sociale. Il Progetto, attuato secondo strategie di analisi multidisciplinare, ovvero integrando i dati desunti dallo studio archeologico, geomorfologico, geofisico e storico-archivistico, si propone, quindi, di ricostruire il paesaggio naturale e antropico del sito nelle epoche antiche, inquadrandolo nel più vasto contesto storico-ambientale del comprensorio termale euganeo e, poi, di valorizzarlo, creando un percorso archeologico unitario, contrassegnato da un'apposita segnaletica e da una serie di pannelli informativi. I fulcri di questo "parco archeologico delle terme euganee", strettamente collegato alle moderne opere infrastrutturali autostradali e ferroviarie, saranno costituiti dalle citate quattro principali aree archeologiche. Completerà la conoscenza del territorio e del fenomeno termale la realizzazione di uno spazio espositivo che raccolga e renda fruibili i materiali raccolti con gli scavi, ma insieme si ampli a raccontare la storia di Montegrotto e del comprensorio termale attraverso i secoli, evidenziando persistenze e trasformazioni delle scelte insediative e del significato economico del centro urbano: un Museo delle Terme Euganee e del termalismo, caratterizzato da un preciso taglio storico-diacronico e articolato in una serie di sezioni organizzate secondo le diverse età storiche, dall'antichità all'età moderna e contemporanea con le peculiari caratteristiche del termalismo euganeo, con i suoi aspetti medici, religiosi e socio-economici. La sede individuata per l'allestimento museale dall'Amministrazione Comunale è Villa Draghi, che risulta particolarmente adatta allo scopo, anche per il fascino della sua ubicazione: con una passeggiata di grande suggestione naturalistico-ambientale nel vasto parco che circonda le pendici del colle su cui la villa è ubicata, si potrà accedere ad una terrazza panoramica, aperta davanti all'edificio, da dove si potrà godere di una visione d'insieme del comprensorio comunale e apprezzare con particolare evidenza la sua articolazione topografica.
The Euganean spa area, nowadays divided in the two municipalities of Abano and Montegrotto Terme, was in antiquity a single territorial unit, known in ancient sources as Patavini Fontes, Fons Aponi, or Aquae Patavinae. It was originally attended by the local Patavine inhabitants since protohistoric times, as a community sanctuary organized around a thermal water lake, and later, in roman times, it was used extensively as a hydrothermal resort.
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